Un vaso antico divide gli italiani. Forse, anche i sardi. Si tratta del Vaso di Dueno. Una delle meraviglie dell’antichità custodita nel Museo di Berlino, considerata il documento più antico della storia romana. Il prezioso reperto appartiene alla categoria dei cosiddetti “oggetti parlanti” di tradizione etrusca. Nel mondo latino arcaico era diffusa l’usanza di incidere sugli oggetti artigianali una frase in prima persona, attraverso la quale l’oggetto stesso sembrava spiegare le sue caratteristiche. Oppure il nome del committente o della persona cui veniva regalato. Ma a dividere gli esperti non è tanto l’oggetto, quanto l’iscrizione. La tradizione attribuisce le incisioni ad un latino arcaico. Questa tesi è oggi messa in discussione da Bartolomeo Porcheddu. Il linguista e docente di Ossi avanza una nuova teoria: le scritte non appartengono al latino, ma al sardo. Secondo lo studioso logudorese, questa sarebbe l’ennesima prova che il latino nasce dal sardo e non viceversa. Il ragionamento sul quale si basa Porcheddu è lungo, articolato e sorretto da indagini profonde e concrete. Frutto di studi e di analisi che, tuttora, non sono state smentite. Nessuno, ad oggi, si è confrontato sulle tesi del linguista ossese per affermare il contrario. Il latino deriva dal sardo? Siamo di fronte ad una rivoluzione linguistica? La storia continua e, con lei, lo studio delle nostre straordinarie origini.
g.f.