La scritta DDT, con una data impressa sotto, è stata un’immagine ricorrente in tanti usci o facciate delle case sarde. Stava a significare che, in quell’abitazione, era stato irrorato il DDT, acronimo di para-diclorodifeniltricloroetano, un potente insetticida. Lo scopo era di aggredire ed eradicare le zanzare che causavano la malaria. In Sardegna, agli inizi del ‘900, la malaria causava duemila morti l’anno. Subito dopo la seconda guerra mondiale, Italia e Stati Uniti, nell’ambito dei programmi di ricostruzione, decisero di debellare questa malattia. “Sardinian Project”, questo il nome del progetto finalizzato all’eliminazione definitiva della Anopheles labranchia, l’insetto vettore e responsabile della malaria. In pochi anni, migliaia di case furono trattate con il DDT, in qualche caso con l’aggiunta di nafta. La malattia fu sconfitta. Ma non senza suscitare polemiche e perplessità sull’utilizzo del prodotto. Ancora oggi, a distanza di quasi settant’anni, molti interrogativi, etici ed ambientali, appaiono irrisolti.
g.f.