Agricoltura in ginocchio

Durante una siccità particolarmente accentuata la politica segue una scala di priorità: la poca acqua disponibile viene garantita nell’ordine all’uomo, agli animali, all’agricoltura e per ultima all’industria. Nella contingenza attuale, relativa ai territori della bassa Gallura e dell’alta Baronia, la Regione ha stabilito di chiudere i rubinetti per l’agricoltura. Centinaia di ettari di produzioni di eccellenza vanno in fumo. Addio ad agrumeti, oliveti, mandorleti, e ancora ad angurie, meloni, pomodori, zucchine e a tutto ciò che un orto può regalare. Senza acqua non c’è vita. Vale per l’essere umano, come per le piante. Gli agricoltori di Torpè, Siniscola, Posada, in particolare, possono mettersi l’animo in pace: l’annata è persa. In Regione assicurano che saranno garantiti ristori. Si farà un bando e chi ha titolo avrà un rimborso. La siccità di quest’annata non si registrava da almeno cento anni e, dunque, non è colpa di nessuno. Semmai, ci sono altre responsabilità che appartengono a tutta la politica: di ieri e di oggi. Reti idriche inadeguate e fatiscenti, nessuna programmazione che abbia previsto un’ interconnessione fra bacini (almeno in quest’area), cospicue quantità di reflui trattati che vanno a mare, la gestione della diga durante l’anno che lascia molti interrogativi. E per superare l’emergenza ci sono anche proposte serie e razionali, che non vengono prese in considerazione. La situazione è semplicemente drammatica.

g.f.

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